14-08-2024
TISHA B′AV - Venticinque ore di lutto e di digiuno
La storia di Claudia Aster
Da lunedì sera 12 agosto 2024 gli ebrei di tutto il mondo hanno osservato Tisha B′av: un giorno di lutto e di digiuno, che dura circa 25 ore dal tramonto del sole all′apparizione delle tre stelle il giorno successivo. Dal tramonto di lunedì, nel giorno che per il calendario ebraico corrisponde al 9 del mese di Av, si commemora Tishabeav, una giornata di lutto che ricorda la distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme da parte delle truppe babilonesi di Nabucodonosor nel 586 a.e.v. e la distruzione del Secondo Tempio da parte del generale romano e futuro imperatore Tito nel 70 e.v. e le varie espulsioni che gli ebrei subirono fino alla deportazione dal Ghetto di Varsavia a Treblinka nel 1942. In questa occasione si osservano 25 ore di digiuno e si devono evitare tutti i comportamenti che caratterizzano eventi lieti o determinano gioia: è ad esempio vietato indossare scarpe di cuoio e lavarsi e profumarsi. Ricordiamo questa data con un prezioso reperto, la cui copia si trova nel percorso permanente del MEIS: si tratta dell′epitaffio di Claudia Aster, conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e datato alla fine del I secolo e.v. LA STORIA DI CLAUDIA ASTER L′iscrizione dell′epitaffio - come ci racconta Giancarlo Lacerenza nel catalogo "Ebrei, una storia italiana" - rivela la storia di una ragazza, Aster; una dei tanti ebrei fatti prigionieri dopo il 70. "L′iscrizione funeraria di Claudia Aster, proveniente da un sepolcreto non identificato lungo la strada fra Napoli e Pozzuoli, costituisce uno dei documenti più toccanti della sorte di quelle migliaia di prigionieri che, presi in Giudea dopo la conquista del 70 come parte del bottino di guerra, furono condotti in catene alla volta di Roma. L′epitaffio testimonianza unica, perché coeva e direttamente collegata a quei tragici avvenimenti nella sua brevità fornisce diverse informazioni sulla vita della giovane donna. Il nome Aster non è altro che l′adattamento greco dell′ebraico Ester (Stella). Quando la fanciulla fu fatta prigioniera a Gerusalemme (forse insieme ad altri membri della sua famiglia, se nel 70 era ancora bambina), dovette seguire il flusso di prigionieri giudei che, come testimonia Flavio Giuseppe, era iniziato già con Vespasiano e che con Tito divenne talmente ingente da far crollare il prezzo degli schiavi per abbondanza della merce e scarsità di compratori. Condotta in Italia, a un certo punto Aster fu acquistata da un liberto imperiale, il cui nome non ci è pervenuto per intero (forse Masculus, o Proculus), il quale, liberato a sua volta ai tempi di Claudio o di Nerone e avendone così assunto il prenome di Tiberius Claudius trasmise il gentilizio Claudia alla sua schiava. Troppo giovane, tuttavia, per poter essere affrancata secondo le leggi romane, Aster dovette diventarne la moglie o, più probabilmente, la concubina. Alla sua morte, il suo patrono volle darle dignitosa sepoltura e inserire nell′epitaffio un elemento insolito, per lui (o per lei) particolarmente significativo: che Aster era stata una Hierosolymitana captiva, una dei prigionieri di Gerusalemme". (nella foto è riportato l′Epitaffio di Claudia Aster, Napoli Masseria Grillo-Fuorigrotta, fine I sec e.v., Napoli, Museo Archeologico Nazionale)